Di
George Bacovia, poète maudit rumeno,
vicino per certi aspetti ai nostri Scapigliati, ma di loro ben più
profondo nel pensiero ed originale e consapevole nello stile, nato il
17 settembre del 1881, celebro in qualche modo il genetliaco
pubblicando, in una traduzione un po' libera, un testo che da anni mi
ossessiona. E che mostra, fra l'altro, la posizione storica
dell'autore, fra l'eredità del simbolismo più cupo, e forse anche
della lunga e fosca tradizione della poesia sepolcrale, e una visione
storica già quasi protesa ‒
per il senso di illusorietà e di caducità del contemporaneo, la
vana attesa, amaramente ironica, di un futuro glorioso, la
lucidissima e
lapidaria condanna dei «crimini
borghesi»
che infangano i miti della civilizzazione e del progresso,
la consapevolezza degli ultimi vacui fastigi di un mondo in sfacelo,
infine la percezione, precocissima e stupefacente, di una possibile
finis historiae
‒
verso il postmoderno
(e non è casuale, allora
l'ammirazione che scrittori come Stanescu e Cărtărescu
manifestano per
la sua opera).
Poemă finală
Eu trebuie să beau, să uit ceea ce nu
stie nimeni
Ascuns în pivnita adânca, fără a
spune un cuvânt
Singur să fumez acolo nestiut de
nimeni
Altfel, e greu pe pământ...
Pe stradă urle viata, si moartea
Si plângă poetii poema lor vana...
Stiu...
Dar foamea grozavă nu-i glumă, nu-i
vis --
Plumb, si furtună, si pustiu,
Finis...
Istoria contemporană...
E timpul... toti nervii te vor...
O, vino odată, măret viitor.
Eu trebuie să plec, să uit ceea ce nu
stie nimeni
Mâhnit de crimele burgheze, fără a
spune un cuvânt
Singur să mă pierd în lume nestiut
de nimeni
Altfel, e greu pe pământ...
Poesia della fine
Io devo bere, obliare ciò che ciascuno
ignora
Celato in fonda cava, senza dire parola
Fumare solo, a tutti ignoto ‒
Altrimenti è troppo duro esistere nel
mondo...
Urla la vita per la via, e la morte
E piangono i poeti il loro poema
vano...
So...
Ma non è gioco né sogno la fame
feroce ‒
Piombo e tempesta e vuoto,
Ed estremo confine...
La storia contemporanea...
È
il tempo...
Tutti i nervi t'invocano...
Vieni dunque una volta, tu maestoso
futuro.
Io devo partire, obliare ciò che
ciascuno ignora
Scosso dai crimini borghesi, senza dire
una parola
Perdermi solo ovunque, a tutti ignoto ‒
Altrimenti è troppo duro esistere nel
mondo...
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