lunedì 15 settembre 2014

Gianfranco Draghi (1924-2014), in memoriam


  


Il 14 settembre 2014 si è spento Gianfranco Draghi, poeta, psicanalista, europeista, allievo di Garin, sodale di Mario Luzi, Cristina Campo, Altiero Spinelli. Montale salutò la sua raccolta Inverno (edita, con prefazione di Carlo Bo, nel 1955, poi nel 1990) definendolo come "poeta intimista" che "parla sottovoce". E questo tono intimistico, soffuso, raccolto, che non è debolezza ma forza, non povertà di pensiero ma profondità di scavo introspettivo, attenzione alle umili e minute epifanie dell'essere - questo attaccamento al "giusto della vita", all'esistenza anche nei suoi aspetti minimi e umbratili, nelle sue rivelazioni essenziali proprio perché quotidiane, immediate, umanissime, che può forse far pensare, a tratti, ad un Betocchi - pervade anche i versi che ora pubblichiamo. (M. V.)


   SONO UN POVERO


Sono un povero. Quand'ero ragazzo
avevo i pantaloni di mio padre e la giacca di mio    
                                                            [fratello
le calze del nonno e le mutande erano mie,
adesso che sono un uomo (un capo carismatico
                                   [dice mio figlio ventenne)
ho sul tavolo l'orologio d'oro di mio figlio decenne
                                      [(era del suo bisnonno)
ma il mio orologio (una patacca
da diecimila lire) è fermo alla parete da cinque
                                                            [anni,
e solo le camicie che porto sono mie.




   TUTTA LA MIA ENERGIA DISPONIBILE


Tutta la mia energia disponibile
diventa più viva se mi accettate; si trasfonde, ride,
si dibatte, diventa un lucido specchio
di acqua tiepida saturniana in cui due giovani si
                                                 [dibattono ridendo
contro il cielo solcato di nubi, i pini netti sul vento
                                                                [e il grigio
che scolorisce in argento.



   LA VERITA'


Non so cos'è la verità d'una cosa
non so cos'è la bellezza di una cosa.

Una poesia è bella se viene da una ragione di vita.
Una cosa è vera se viene da una vita vera
una cosa un oggetto una parola un uomo è bello
se viene da una ragione vera.

Quello che si scrive o fa ti tocca
se è necessario dal tuo essere.

Riconoscere la necessità di quel che mi tocca.
Arrivare dalla naturalezza alla bellezza.
Dare un significato alla bellezza che nasce.
Essere pienamente, fino in fondo, senza scrupoli,
                                                         [se stesso.

   SOGNO


Il suo respiro andava su e giù
nella pancia, io pensavo, guarda
basta sentire un uomo respirare
per fartelo amare.


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