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giovedì 6 settembre 2018
Giselda Pontesilli, "Su 'Trittico e lamentazione' di Armando Rudi"
Leggendo Trittico e lamentazione del poeta di Mozzate, Armando Rudi, ci troviamo di fronte a un’idea di poesia come estroversione e introversione, e come reversibilità dell’una nell’altra: reversione continua, ciclica, perché, dopo le tre parti del Trittico (I Camini, Orti, Il Vento), canto esaltante dell’ambiente, del “paesaggio” culturale e naturale, c’è il controcanto, il ripiegamento interno e tremendo della Lamentazione (Lamentazione d’un Giobbe moderno), che noi però non sentiamo come esito finale, bensì - talmente imponente e magnificante è stato il canto – come premessa d’un ritorno al canto, così come accade nel Libro Sapienziale di Giobbe, appunto.
Canto e controcanto sono, insomma, collegati, in una sorta di ricambio, di scambio simbolico; difatti, se qui ci fosse solo il canto, l’elogio dei camini, degli orti, del vento, noi – benché ammirati della sua esuberanza – penseremmo pur sempre trattarsi solo di uno sforzo volontaristico, supremo ma -in definitiva- di maniera, inautentico; invece, subito dopo Il Vento, il poeta scrive:
Poi succedono giorni senza vento.
Anche il figlio rimasto con il Padre
ha le sue crisi: crisi depressive.
E ha inizio, così, a inverare il canto, l’articolata, tormentata Lamentazione.
Ora, si deve osservare che I Camini che il poeta ci presenta non sono solo i comignoli di casali e case d’antan (il che sarebbe di nuovo accademismo, maniera), ma tutti i camini, anche quelli, apparentemente privi di interesse, che
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venerdì 3 marzo 2017
"L'uomo è nato simbolista". Colloquio con Paolo Ruffilli sulle poesie di Pasternak
Non ha bisogno di presentazioni, c’è il romanzo, c’è il film. Allora ci possiamo esimere facilmente dalla presentazione di Jurij Živago, uno dei personaggi piú amati della letteratura. Passiamo subito a queste Poesie che Pasternak attribuisce al suo personaggio. Si tratta di una maschera senza segreto, perché evidentemente sono testi di Pasternak, ma Pasternak crea un’interposta persona e non c’è l’ombra di alcun mistero. È una mediazione, e in un certo senso è una traduzione. Ed ecco la mediazione di una mediazione, o la traduzione di una traduzione: Paolo Ruffilli media e traduce queste Poesie. Il libro è La notte bianca. Le poesie di Živago (Biblioteca dei Leoni, Castelfranco Veneto 2016).
I versi di Pasternak riflettono una particolare spazialità, quella del paesaggio russo. Nel loro respiro, nel loro ritmo di parole e di immagini si sentono la vastità, il silenzio e l’immobilità delle foreste e delle steppe, la stasi millenaria della natura. Come ha cercato di rendere questa spazialità metrica, questa musicalità visiva nella sua traduzione?
R. Per immersione, per così dire, e non soltanto nel mondo di Parternak, visto che da alcuni anni sono appunto immerso nella dimensione della grande madre Russia attraverso la continua rilettura e la traduzione di Mandel’štam, dell’Achmatova, della Cvetaeva.
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