Pubblico qui la versione originaria e integrale del mio scritto recentemente apparso a stampa, in forma abbreviata e semplificata, come premessa alla riedizione del saggio Mallarmé di Mario Luzi. (M. V.)
Ne 1952 esce, da Sansoni, Studio su Mallarmé di Mario Luzi. Nel 1987 Giuseppe Grasso, allora direttore della collana di varia umanità «La Scatola Magica», lo ripubblica con una emblematica Avvertenza dello stesso Luzi, in cui veniva ridefinito il posto che in esso era stato negato all’Après-midi d’un Faune. Oggi il volume viene qui riproposto (oltre che con una preziosissima e dimenticata intervista, dalle rivelatrici venature idealistiche ed hegeliane) con quella storica Avvertenza, della quale si riproduce anche il dattiloscritto, testimonianza diretta della fervida officina del poeta (dove, per inciso, una sia pur minima variante, da "come dovrebbe" a "come forse dovrebbe" – mentre lo stesso avverbio dubitativo appariva già appena due righe prima –, riferita proprio alla riparazione riguardante l'Après-midi, mostra pur sempre un pensiero in costante divenire, che anche in sede critica, e fino alla soglia dell'ultima revisione, non esorcizza mai del tutto l'alea, il forse, del coup de dès, senza cui la scrittura si irrigidirebbe, quasi, nel gelo irredimibile di un destino già tracciato).
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mercoledì 26 dicembre 2018
venerdì 3 marzo 2017
"L'uomo è nato simbolista". Colloquio con Paolo Ruffilli sulle poesie di Pasternak
Non ha bisogno di presentazioni, c’è il romanzo, c’è il film. Allora ci possiamo esimere facilmente dalla presentazione di Jurij Živago, uno dei personaggi piú amati della letteratura. Passiamo subito a queste Poesie che Pasternak attribuisce al suo personaggio. Si tratta di una maschera senza segreto, perché evidentemente sono testi di Pasternak, ma Pasternak crea un’interposta persona e non c’è l’ombra di alcun mistero. È una mediazione, e in un certo senso è una traduzione. Ed ecco la mediazione di una mediazione, o la traduzione di una traduzione: Paolo Ruffilli media e traduce queste Poesie. Il libro è La notte bianca. Le poesie di Živago (Biblioteca dei Leoni, Castelfranco Veneto 2016).
I versi di Pasternak riflettono una particolare spazialità, quella del paesaggio russo. Nel loro respiro, nel loro ritmo di parole e di immagini si sentono la vastità, il silenzio e l’immobilità delle foreste e delle steppe, la stasi millenaria della natura. Come ha cercato di rendere questa spazialità metrica, questa musicalità visiva nella sua traduzione?
R. Per immersione, per così dire, e non soltanto nel mondo di Parternak, visto che da alcuni anni sono appunto immerso nella dimensione della grande madre Russia attraverso la continua rilettura e la traduzione di Mandel’štam, dell’Achmatova, della Cvetaeva.
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