domenica 5 luglio 2015

Giuseppe Feola, da “Il corno del narvalo”

Con questi versi, che ho il piacere di presentare (e il cui titolo fa riferimento ad un singolare cetaceo, la “balena cadavere”, sorta di affascinante ed enigmatico unicorno marino), l'autore prosegue, per così dire, il suo scavo verbale nelle profondità ultime e prime della materia e insieme della parola, risalendo, o discendendo, da un lato al fondo minerale, organico, precosciente delle strutture viventi (a cui può alludere il mito di Deucalione e Pirra, con l'immagine degli uomini nati dalla pietra, ma anche quello di Orfeo, con l'emblema della lira-teschio che sparge per i mari il suo armonioso canto, e così pure il rito romano del lituo con cui si traccia sulla terra la proiezione del templum celeste), dall'altro all'origine, ugualmente profonda e remota, della tradizione letteraria, sia essa quella novecentesca, reboriana montaliana sereniana, del residuo disincarnato, della scoria, dell'oggetto abbandonato alla sua matericità apparentemente senza redenzione, sia essa quella tout court italiana (la Povertà- Morte a cui «la porta del piacer nessun disserra», l'arduo cimento intellettuale del procedere, come lamentava Bonagiunta Orbicciani, «per forza di scrittura», inevitabilmente perso, ormai, il diretto contatto con quella naturalezza che pure s'insegue). (M. V.)




Deserto
Wanderlied 1

La mia vita è una spira polverosa
di passi sparsi in una valle d’ombra;
solo sul sasso, la crepa, la spina,
lo sguardo – uccello non di cielo – posa.

Quanto dal giro, qui, dell’orizzonte, nel-
la stanza della vista si disserra,
sono figure
scheggiate in selce
dal pugno della luce:

veli di sogni
che illudono la vista
ma eludono la mano, al-
la fine della via che vi conduce.

E in questa truce, livida
rovina, cosa
viva non v’è, che ti accompagni.
Dentro
l’azzurro vano del tuo cielo, l’anima
tace, contempla,
e non riposa.

Le ossa1

da Deucalione prole fu alla madre / Wanderlied 8


Sto qui, seduto, come un accampato,
sui miei
talloni, sotto il Cielo terso e vano,
pulito da esauriti temporali:

immerso nel
tepore passeggero d’una tazza
d’acqua sporca di tè,
cavata dal silenzio di una fonte

tra le pïetre,
simili alle ossa
ferme del mio cranio.


(nel grembo della forte)
Mezzanotte


Sentila, qui,
nel ticchettìo fermo
del mondo,
giunta quasi per nostra
familïare compagnia – grembo
di grano e legno –,
l’ora
del tarlo e del mulino,
della scossa del vento nel-
la polvere, del tremito
nell’ombra
dell’opera del ragno:

la forte mezzanotte, cuor di pietra,
a macinar dolore, e farne crosta,
midolla e pula – pane
per l’assoluta fame della mente;

ed a vestir della furiosa carne
dei suoi pensieri e sensi,
dell’animo
le scarne desolate
sacre ossa.


Frammento d’un Orfeo


Se la morte l’ha desolato in vita,
lo sa la selva e il cùculo che canta
la fonda nota e la perpetua pendula
canzone ch’egli ascolta,
ipnotizzato all’ombra d’una pianta.
Ma se l’uccello fugge
e tace nella fronda, grigio-alato,
e qui sia tolta”, dice
fratello, col furore
l’illusione, radice
prima del nostro faticoso stato”.


Risveglio (I)

Attendo il giorno,
la quiete ed il momento
in cui del vivere
in ultimo usurato
il facile fiorire si esaurisca;
e del groviglio spesso
delle immaginazioni e degli affetti
in antico animato
non resti che lo stento di un arbusto,
il velo della cenere, la scoria,
gracile e secca e frusta la memoria
e vuota: come il cuore di uno stelo
che la feroce aurora
di un polveroso sole ha soffocato.

Attendo che raggiunga
me silenzioso in ascolto quell’ora
in cui si toglie all’avida
vista il contento;
e, tra le aperte diradate spoglie
del faticoso allucinare spento,
coscienza di se stessa può guardare
dolore e nudità, e verità
del vano sopravvivere cruento.

Attendo il punto del mio compimento:
ché l’animo, dolendosi, è perfetto.
Sia stretto allora il suo freddo legame
sul cuore segreto
del mondo. E guerra sia porta da me
per questa morta ed arida contrada:
spada sia l’occhio, che mira deserto.
Sia pur trista, perduta in cieco fondo
la mia estrema strada.
1 Ad Angelo Mammone Rinaldi, compagno di tè e trekking.

1 commento:

  1. Un caloroso 'grazie' a "La nuova provincia" per aver pubblicato queste mie poesie.

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