Un frisson nouveau, un brivido nuovo: questo, come nel caso di Hugo di fronte a Baudelaire, è ciò che si prova di fronte ad ogni nuova pagina di Sannelli. Libro, questo, nato da frammenti abbandonati dapprima alla rete (quella rete - caos e ricchezza infinita, selva o labirinto di ogni possibile aberrazione ma anche inesauribile miniera di bellezza - di cui l'autore, a differenza di molti intellettuali che vi vedono forse un pericolo per la loro egemonia, coglie le enormi potenzialità, la ricchezza vastissima ed inquietante) e poi raccolti,
a posteriori, nella compostezza della pagina (pure essa stessa virtuale, immateriale, destinata a rivivere nella mente del lettore), un po' come il
Libro segreto di D'Annunzio, estrema e frammentaria autobiografia, discontinuo ed intermittente, eppure sapientemente architettonico,
carmen perpetuum; libro in cui non è certo casuale il richiamo (da John Cage a Cecil Taylor - ma si potrebbe aggiungere Scelsi) a certe forme di musica atonale, informale, improvvisativa, fatta di gesti quasi più che di suoni intellettualmente concepiti e calcolati; musica risolta, in definitiva, nel momento aleatorio ed irripetibile dell'esecuzione. "Il mondo
free e improvvisato calma il lago del cuore e non nasce nessuna 'tirannia dei rapporti'. I
free sono il premio che la bocca mobile cerca e mangia, mille volte". L'angoscia infernale del dantesco lago del cuore trova o crede di trovare pace nella libertà del suono senza regole. Eppure si sentono, nel contempo, Schubert e Petrarca - si avverte l'anelito ad una ricomposizione dei conflitti, pur presenti e vivi, in una superiore armonia che si proietta, forse, oltre il tempo, oltre il qui ed ora, in una virtuale ed immateriale perennità paradossalmente affidata proprio alla liquidità labirintica e meandrica della Rete. "un orecchio medio ascolta un altro orecchio, che è supremo. un orecchio del presente ascolta un orecchio diverso da sé". Vi è, quasi, in questa aspirazione, qualcosa di mistico (come i due occhi di Angelus Silesius volti l'uno al tempo che passa, l'altro all'eterno). "Questa non è la mistica e non può esserlo: perché è ancora il campo del Piacere, tutto voluto. Ecco un errore possibile, ma sontuoso e sonoro, e sinuoso (è anche inesauribile). Però l’errore è senza carne, ora: non per virtù di castità, mai, ma per asocialità gelosa, golosa di molto suono, e suono, e suono". Ancora come in D'Annunzio, l'"amor sensuale della parola", pur così intensamente assaporato, pur deposto negli stessi giochi d'eco della scrittura, ai limiti dell'autonomia del significante (sontuoso sonoro sinuoso) mira a sublimarsi e dissolversi in "carne senza carne", in "sensualità senza carne", in pura e forse illusoria suggestione: sebbene il suo suono sia esso stesso gesto, e l'espressione sia dunque anche corpo, sofferta come la carne da cui nasce, in cui è quasi incisa e scavata. Ma non c'è, in Sannelli, alcun compiacimento estetizzante, alcun simulacro di "vivere inimitabile". La possibilità stessa della Destra Sublime, del superiore Fascismo senza volgarità e senza violenza, che sia solo Tradizione, Grande Stile, storicità, identità, degno dunque dell'immedesimazione e del sacrificio del Singolo, vagheggiati da Pasolini, appare vanificata dalla becera rozzezza dei neofascismi attuali. Di quel vivere inimitabile, l'esperienza di Sannelli è insieme parodia quasi crepuscolare e tremulo fantasma; vagheggiamento supremo e quasi eroica, eppure lucidamente rassegnata, impossibilità. (M. V.)
Niímptem. Un diario è un e-book che riunisce i testi italiani del
Diario online tenuto da Massimo Sannelli nel corso del 2018.
Niímptem vuol dire niente, nel personale
petèl dell’ex bambino che fondò un regno in una stanza di Albenga – e l’adulto non romperà l’incantesimo che non c’è mai stato. Sembrerebbe un’opera non destinata ad aprire ad altro, dove Sannelli lascia intuire che il suo tempo di poeta, per dirla con Pasolini, è abbastanza finito. È una delle ultime opere del sé letterato, come ha detto. Ma non ci scommetterei, lui non è davvero il tipo per cui valga il «Nevermore», per lo meno per certe forme di arte.