Il libro  digitale, proprio in virtù della sua smaterializzazione, della  sua fluidità, della sua impermanenza, della sua postmoderna liquidità,  accentua la levità, la purezza assolute della parola poetica, che vive  essenzialmente nel pensiero del lettore e nella sua coscienza  interpretante.
Con il libro digitale, la condizione dell'opera che  prende forma, che inizia davvero ad esistere, nel momento e nei modi in  cui viene recepita e interpretata, troverà la sua traduzione e la sua  visualizzazione più piene.
Vero è anche che la censura diverrà  sempre più ardua, se non in quei paesi in cui anche la rete viene monitorata e censurata.
E,  soprattutto, si potrà aggirare, grazie ai libri elettronici  gratuitamente distribuiti tramite la rete, quella che è forse, oggi, in  campo letterario, la censura forse più inflessibile e dura: quella esercitata  (come sostiene Dubravka Ugresic in "Vietato leggere") non tanto da  regimi politici, quanto dal mercato editoriale, che impone prodotti  spesso scadenti controllando la distribuzione, inondando librerie,  edicole e ipermercati, e anteponendo, com'è ovvio, il profitto al valore  culturale. 
Certo la rete esigerà lettori aperti, intraprendenti,  voraci ma nello stesso tempo vigili, dotati di gusto sottile e  spregiudicato ma, in pari misura, di una solida e stratificata  preparazione (la quale dipende dalla passione individuale, ben più che  da qualsiasi inutile imposizione scolastica).
Lettori capaci,  finalmente, di discernere il reale valore di un autore e di un'opera, al  di là degli schieramenti (ideologici e partitici, più che culturali)  che hanno controllato e controllano rigidamente, con sistematiche e  scientifiche lottizzazioni, l'editoria e la comunicazione tradizionali.
Ho già toccato argomenti simili qui:
http://www.paginatre.it/online/2011/08/08/4701/
http://www.diesse.org/detail.asp?c=1&p=0&id=4896
martedì 28 febbraio 2012
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