Presento al lettore italiano questo
pregevole, finemente cesellato testo di Radu Vancu, uno dei più
significativi poeti rumeni dell'ultima generazione. Nella raccolta
Frânghia înflorită (Lacorda fiorita), di cui si può leggere qui, nella limpida
versione di Eliza Macadan, una selezione
(http://poetrytranslation.net/2014/03/31/radu-vancu/),
il poeta rimodula sapientemente, come in un'eco distante, volutamente
turbata ed alterata, la terzina dantesca e pasoliniana, facendone
misura espressiva di un pensiero ossessivo, di un ciclico ed
angosciante ritorno dei morti e ai morti nella dimensione sospesa del
sogno («Ce-ţi spune unul
dintre morţii tăi / cei mai dragi, cel mai iubit dintre morţi, /
când te lasă inima să-l visezi: // „Dragule, în ziua aia când
soarele de noiembrie / era călduţ ca un cadavru proaspăt /
şi eu îţi muream în braţe / nu-mi închipuiam că aici, / unde
totu-i înfricoşător de bine, / e un aer tare ca votca»:
«Cosa ti dice uno dei
tuoi morti / più cari, il più amato fra i morti, / quando il cuore
te lo lascia sognare: / “Caro, quel giorno quando il sole di
novembre / era tiepido come un corpo appena spento / e io ti morivo
fra le braccia / non mi figuravo che qui, / dove tutto è
tremendamente buono, / ci fosse un'aria greve come grappa»).
Ora,
la forma è quella della villanella, canto di origine popolare
napoletana, ma già passato attraverso numerose trasfigurazioni e
riletture, anche otto-novecentesche, dal Parnasse
al modernismo, da Banville a Leconte de Lisle, da Auden a Sylvia
Plath a Dylan Thomas.
Proprio
a quest'ultimo si deve la più celebre villanella della poesia
contemporanea («Do
not go gentle into that good night, / Old age should burn and rave at
close of day; / Rage, rage against the dying of the light»:
«Non
scivolare inerte in quella buona notte, / arda l'età tarda, e
faccia del crepuscolo un'orgia; / Ringhia, ringhia contro la luce che
tramonta»), vicina a
questi versi per l'ipnotico ricorrere, e rincorrersi, di formule rime
assonanze (al cui rispecchiamento ho a volte sacrificato la fedeltà
alla lettera) che avvolgono e modellano l'intrico di amore e morte,
di tenebre e luce.
Anche
una forma che pare ormai svuotata, ridotta a curiosità folclorica, a
reperto erudito o ad esercizio virtuosistico, può recuperare una
nuova, insospettabile ed incessante vitalità: vitalità un tempo
popolare, ingenua, sorgiva, ora inevitabilmente filtrata, polverosa ‒
cupa ed inquietante, forse, come quella di un revenant,
di un morto sopravvissuto a se stesso, che ritorna nei sogni come
sulle pagine, nei pensieri come nei versi con i loro refrain
insistiti ed ossessivi. (M. V.)
întâia villanella de amor
nu poţi şti când lumina e-ntr-adevăr
lumină
ori numai moartea dulce-ntunericului
când
absenţa ta se face din ce în ce mai
plină.
deşi coboară-n mine privirea cea
satină
a ochilor tăi verzi, întunecat
arzând,
nu poţi şti când lumina e-ntr-adevăr
lumină.
goi, sânii tăi noptatici în mână
îmi suspină
şi trupurile noastre se-ngemănează
blând -
absenţa ta se face din ce în ce mai
plină -,
apoi, sânii noptatici de suflet mi
se-anină
şi-l sfâşie. lumini ţâşnesc din
el cântând.
(nu poţi şti când lumina
e-ntr-adevăr lumină.)
iei sfâşiatul suflet în mâna
cristalină
şi-l sorbi ca pe un abur, din doi unul
făcând.
absenţa ta se face din ce în ce mai
plină.
pe pielea ta e noaptea o spumă tot mai
fină.
sub ea, sufletul meu luceşte ca un
gând.
nu poţi şti când lumina e-ntr-adevăr
lumină.
absenţa ta se face din ce în ce mai
plină.
(din Epistole pentru Camelia,
2002)
prima villanella d'amore
non puoi sapere quando la luce è
veramente luce
o soltanto il morire delle tenebre
mentre
la tua assenza si fa di giorno in
giorno più atroce.
perciò entra in me lo sguardo che
traluce
dai tuoi occhi verdi di tenebra ardente
non puoi sapere quando la luce è
veramente luce.
nudo, il tuo notturno seno si fa nelle
mie mani ansante voce
e i nostri corpi divengono uno solo
dolcemente -
la tua assenza si fa di giorno in
giorno più atroce -,
poi, il tuo notturno seno diviene alla
mia anima croce
e ferita. Le luci da lei stillano in
canto.
(non puoi sapere quando la luce è
veramente luce.)
prendi l'anima ferita nella mano che
riluce
e la delibi come un vapore, in un unico
incanto.
la tua assenza si fa di giorno in
giorno più atroce.
sulla tua pelle la notte come spuma
sottile s'induce.
sul fondo, riluce la mia anima come un
pensiero infranto.
non puoi sapere quando la luce è
veramente luce.
la tua assenza si fa di giorno in
giorno più atroce.
(da Epistole per Camelia, 2002)
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