Ho
il piacere di pubblicare questi brevi e folgoranti testi di Giuseppe
Feola, che fanno pensare alla poesia orientale (magari nella
traduzione imagista di Pound, o in quella orfica del nostro Onofri),
rivisitata attraverso l'analogismo ermetico (del resto, come
ricordava il compianto Renato Turci con un'indicazione forse non
abbastanza approfondita dalla critica, che altro sono I fiumi
di Ungaretti se non una sequenza di haikai uniti dal sottile
filo delle associazioni analogiche e delle transizioni memoriali?).
È
sul piano fonosimbolico che le associazioni più sorprendenti trovano
la loro giustificazione, come se la parola recuperasse la sua
funzione di "esplicazione orfica della terra”, e come se la realtà stessa, parola in potenza, anelasse a farsi verbo. Si tratta, spesso,
di nessi che associano, attraverso il valore delle consonanti
(soprattutto delle liquide e delle rotanti), il piano del suono a
quello della luce, immergendo l'uno e l'altro nella fluidità del
divenire rappresa in emblematicità d'immagine. «Una
scheggia precisa / di Sole / nell’acqua
della sera: novilunio». «o-
/ dori che il Sole matura in pensieri».
«Tre quarti / di
opàle / in un limo di chiuso / bitume».
«
Imiter le Chinois au coeur limpide et fin» (si potrebbe dire con
Mallarmé), inseguendo sul filo sottile della parola e del verso
l'indicibilità delle impressioni fuggitive, e la tersa oscurità
dell'essenza irraggiungibile, cinta dal buio e dalle nubi del reale,
di cui il cielo notturno è la torbida e lacerata allegoria. «I
segnali del Mondo sono cose / dal fondo incandescente della
Notte / esplose come luce in
superficie». (M. V.)
1
Lampeggia
una
spada alla cinta
d’una
nube in cammino.
2
Una
scheggia precisa
di
Sole
nell’acqua
della sera: novilunio.
3
La
terra
rivolge
i
percorsi dell’acqua
nel
sole:
o-
dori
che il Sole matura in pensieri.
4
Nella
foschia, sul fiume, la Luna
occidente:
tre quarti
di
opàle
in
un limo di chiuso
bitume.
5
La
nera
finestra
mezza
sbarrata
del
palazzo dell’ede-
re:
la natura
riprende
il
suo spazio.
6
Le
strisce
dei
pollini sulla strada le vie
del
vento insospettate
rivelano.
7
Pietre
rivolgono bocche alla luce
che
cade: rughe
già
dall’aratro del cielo scavate
di
pioggia.
8
La
città s’addormenta nella ruvida
coperta
del
temporale:
l’abbraccio
a
primavera bruno della notte.
9
Si
accende
di
verdi
fiammelle
d’erba nuova
l’attrito
delle pietre
al
tremito
sopito
del-
la
primavera.
10
I
segnali del Mondo sono cose
dal
fondo incandescente della Notte
esplose
come luce in superficie.
11
Le
scale
di
ruggine
del
cielo
portano
a un tetto
da
cui si vede il mondo.
12
Le
porte chiuse
allineate
nella
città di notte:
il
passaggio degli anni
nella
mia vita
deserta.
13
I
gabbiani insaziabili
affollano
il
cielo: becchi,
bocche
rosse di vita
spalancano,
gridano
al Sole che vomita il giorno.
14
Antiche
mura
si
aprono al vivere
di
erbe e di nidi.
Verde
notte del seme:
spalanca
al-
l’esistere
la
natura il suo grembo.
15
Sotto
le nuvole,
i
corvi:
lente
ronde
percorrono
il
cielo.
16
La
Luna: il suo
sguardo
lieve che interroga il
Sole,
a chiedergli d’essere
mite
alla Terra.
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