venerdì 29 marzo 2019

"Mésalliance. Estensione del caso Massimo Sannelli" - di Elisabetta Brizio


Lotta di Classico, Genova 2019. Progetto grafico di Massimo Sannelli.

https://lottadiclassico.files.wordpress.com/2019/03/me.pdf




Un odore e un colore (di incenso) (noi
avevamo confidenza...)
Un riflesso, una sosta, una pace all’altare – una corsa
civile... Ma io voglio sapere dove eri. E io voglio sapere come
stavi. E perché eri perduto? (ha parlato
la femmina).
perché non eri qui? – quando non ero
nato, fu una mossa infelice, fu questa,
che si vede: due esseri e due averi, ma tutto
si salverà. e tu fatti centauro, no? fatti centauro.

Con questi versi mi ricollego all’exit – un congedo che attesta una intenzione – del Caso Massimo Sannelli (2016): versi allora inediti, poi usciti in Memoriale della lingua italiana (2017).
Parlano di un centauro. Il riferimento non è solo all’astrologia di un autore nato il 27 novembre: sarebbe troppo semplice e anche ingenuo. Stiamo alla prospettiva mitologica: il centauro è una figura ibrida e anche magistrale, combattiva e contemplativa, e lo è contemporaneamente (forse, più umilmente, più sommessamente, anche i poeti, come il Principe, sospesi e divisi tra istinto e ragione, tra corpo e mente, tra visceralità e sublimazione, furono "dati a nutrire a Chirone centauro").
È chiaro che Sannelli tende a questo: ibridismo (delle forme e dei mezzi), magistero (molto informale), azione, contemplazione, tutto nello stesso tempo. E i versi citati – tanto leggibili quanto illeggibili, tanto dolci-docili quanto perentori – costituiscono un imperativo: amare la dualità (due esseri, il maschio e la femmina, evidentemente due lati che Sannelli riconosce in sé) purché risolta in unità (il centauro, l’ibrido). Né moderno né postmoderno ma classico.
Ma chi è classico? Foscolo, Mozart, Balthus? Oppure è classico chi pratica la molteplicità, vivendo – da mortale ovviamente, inevitabilmente – come se fosse non ovviamente immortale? È classico chi aggredisce il presente con uno sguardo tanto multimediale quanto intemporale.
E ciò implica una lotta. Perché classico – come diceva Mandel’štam, autore amato da Sannelli, anche per la Conversazione su Dante – è qualcosa che deve ancora venire (di qui la sensazione, di fronte a Sannelli, di un autore inattuale). La dimensione centaurica sembrerebbe ora un obiettivo realizzato, ma la lotta di classico è qualcosa che dura una vita. È usus vivendi piú che usus scribendi. Questa brevissima nota è già un segnale, un indizio per una aggiunta a Mésalliance, che è una aggiunta a Lotta di Classico.
Il caso Massimo Sannelli. Quindi una estensione dell’estensione.

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